Da
qualche mese a questa parte sta diventando di “moda” parlare di
LAVORO DI CURA e di CAREGIVER FAMILIARE.
Lo
speravamo e in un certo senso ce lo aspettavamo.
Come
purtroppo ci aspettavamo, con timore, la “proposta
risolutiva” che da più
parti a livello politico/istituzionale si sta concretizzando nel
riconoscere al familiare caregiver una certa somma economica per il
suo lavoro, anche attraverso il fioccare di Proposte di Legge e/o
Delibere Regionali e Comunali (ultimo in ordine di tempo quelle
Lombarde e Romane),
Chiariamo
subito che questa “risposta” non coincide in NESSUN modo con le
nostre richieste.
L'articolo
4 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo recita
testualmente: “Nessun
individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù.”
Ma
in cosa consiste la condizione di schiavitù?
L'art.
600 del Codice Penale definisce la condizione di schiavitù quella
“situazione
di soggezione continuativa che costringe un individuo a prestazioni
lavorative che ne comportino lo sfruttamento.
La
riduzione o il mantenimento nello stato di soggezione ha luogo quando
la condotta è attuata mediante (…) abuso
di autorità o approfittamento di una situazione di necessità,
o mediante la promessa o la dazione di somme di denaro o di altri
vantaggi a chi ha autorità sulla persona.”
Dunque,
quando uno Stato costringe un cittadino ad una logorante assistenza
del proprio familiare non rispettando le normali
tutele obbligatorie in qualunque tipo di lavoro
(il diritto al riposo, alla salute, a pause destinate alle relazioni
sociali); quando qualcuno costringe a svolgere il lavoro di cura
minacciando,
qualora l'impegno divenga insostenibile, di sottrarre il proprio caro
con disabilità per istituzionalizzarlo, quando l'amore diviene, per lo Stato, uno strumento di ricatto.... questa è una condizione
di schiavitù.
Occorre
anche rilevare che un enorme quantitativo di ricerche scientifiche
svolte in tutto il mondo sulla condizione dei familiari caregiver ne
hanno decretato senza alcun dubbio la condizione di altissimo
rischio sanitario, con
un’aspettativa di vita inferiore anche di 17 anni rispetto alla
media e una enorme incidenza di patologie invalidanti dalle quali
sono affetti.
Ma
c'è di più: se il familiare con disabilità necessita di un
intervento assistenziale permanente,
continuativo e globale in
quanto rientra tra quelle disabilità certificate come gravi,
la situazione del familiare caregiver può sfiorare l'aberrante
condizione di tortura.
La
tortura è un sistema di coercizione fisica e psicologica che
utilizza frequentemente metodologie come la deprivazione
del sonno, l'isolamento, il terrore, l'umiliazione.
Quando
si costringe un familiare a vegliare notte dopo notte, nel terrore
che qualcosa possa accadere al proprio caro, quando lo si isola da
normali relazioni con i propri simili, quando lo si umilia con
continue richieste e prassi burocratiche spesso inutili e vessanti
per ottenere supporti e sostegni minimi – mai
notturni – , ciò che
subisce è, senza alcuna esagerazione, una tortura.
Uno
Stato che commette abusi così gravi nei confronti dei diritti umani
non può cavarsela erogando oboli di qualche centinaia di euro al
mese.
E'
obbligato
secondo accordi e regolamenti che ha sottoscritto anche con altri
Stati, al rispetto dei diritti lavorativi ed umani dei familiari che
prestano lavoro di cura, quindi deve fornire supporti assistenziali
cospicui per permettere al familiare caregiver di accedere ai più
elementari diritti come riposarsi, curarsi e mantenere una vita di
relazione.
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