I livelli di
disoccupazione o atipicità contrattuale soprattutto femminile in
Italia sono un indicatore statistico falsato nel mercato del lavoro
in quanto appare evidente che, in una condizione di servizi sociali
marginali e spesso scadenti, il supporto di cura ed assistenza è
totalmente delegato al sostegno familiare.
Alla famiglia, ed in
particolare alla famiglia che si cura di una persona con disabilità
grave, si chiede di svolgere una complessità d’ incombenze che,
se dovessero essere monetizzate con la medesima modalità di
erogazione utilizzata dai servizi pubblici, richiederebbe un esborso
eccezionale ed in continua crescita.
In effetti, soprattutto
negli ultimi anni, si è assistito ad un costante incremento dei
compensi monetari per i servizi pubblici che, forse non è nemmeno
il caso di sottolineare, non è coinciso con l’aumento esponenziale
ne' della qualità ne' della quantità dei servizi erogati. Di fatto
il danaro della collettività si perde in rivoli molto poco chiari
arrivando solo in minima parte ai soggetti fruitori e prioritario
bersaglio degli stessi servizi pubblici.
Il caregiver familiare è
così costretto, sin dai suoi primi esordi, ad un’auto-formazione
forzata e continua su tutti gli aspetti della condizione di patologia
e/o disabilità condivisa con il proprio caro: come saprebbe
altrimenti essere in grado di affrontare la ponderante continuità
assistenziale del proprio congiunto?
Infatti, anche qual ora
ci fosse una massiccia copertura da parte dei servizi del fabbisogno
assistenziale necessario al proprio congiunto, il caregiver familiare
sarebbe indispensabile per garantire sia la continuità che la
concordanza degli interventi delle varie figure messe a supporto.
S’intende che la condizione testé descritta, in un contesto di
continui tagli soprattutto al sociale, è purtroppo attualmente
irrealizzabile nel sistema di welfare state italiano, dove gran parte
dell’assistenza viene invece erogata direttamente dal familiare.
Quindi appare
indispensabile sottolineare non solo la molteplicità i stimoli
formativi richiesti al caregiver nella delega di supplenza
assistenziale da parte dei servizi erogati, ma anche e soprattutto
l’impellente leva motivazionale di formazione ed aggiornamento
continuo per far fronte non solo alla quotidianità ma, soprattutto,
per essere in grado di affrontare ogni possibile evoluzione
patologica del proprio familiare.
Tale movente formativo
rientra a pieno titolo in ciò che, in economia, viene denominato capitale umano , che è uno dei
principali impulsi di produttività di qualsiasi nazione.
Un altra molla di
propulsione economica viene spesso individuata nello sviluppo
scientifico e tecnologico…ed anche in questo contesto il caregiver
familiare rappresenta un'autentica risorsa evolutiva. E’ infatti
attraverso la sua quotidiana esperienza di cura che nascono non solo
approcci innovativi di maggior efficacia ed efficienza di gestione
della quotidianità, ma anche proposte operative di perfezionamento
riabilitativo/educativo delle condizioni e della qualità della vita
che, molto spesso, hanno origine dalla ricerca di migliori condizioni
per le esigenze delle persone più fragili per poi collimare con
l'occorrenza e la funzionalità di tutti.
Un esempio di
valorizzazione delle sollecitazioni evolutive del caregiver familiare
lo abbiamo in Francia dove grandi aziende arrivano ad investire
risorse nella fantasia dei familiari coinvolti nella cura: Papas Bricoleurs ne
è uno dei tanti esempi evidenti.
Ma questo è solo una
dimostrazione di come la professionalità del family caregiver
diviene ricchezza produttiva in un contesto, come quello estero, dove
sia il riconoscimento che l'adeguato supporto di una politica attenta
agli stimoli di crescita economica, arriva ad inglobare competenze e
buone prassi acquisite. Un altro esempio lo si trova nel
SelfCounseling formativo, esteso anche alle figure professionali,
fino ad arrivare alla creazione d' iniziative assicurative e di
supporto legale, come per esempio in Germania, Olanda, Finlandiaecc ecc
Oppure lo sviluppo
educativo-tecnologico rappresentato da tutto ciò che ha a che fare
con la C.A.A., chiaramente nata
dall'esigenza impellente dei famigliari di comunicare efficacemente
con i propri cari per migliorarne le loro condizioni di vita.
Molteplici sono gli sviluppi tecnologici in tal senso ( esempio in UK) anche e soprattutto
nell'educazione e riabilitazione, a partire da figure storiche come Anne Sullivan (da sorella caregiver a
straordinaria insegnante) o come Elizabeth Boggs tra i tanti esempi
significativi di un'intera popolazione di familiari professionisti
e/o partners in care.
Anche perché, è
importante sottolinearlo, tra i caregiver ci sono effettivamente
molti professionisti che sul lavoro spesso non riescono ad esternare
l'intera gamma della propria capacità produttiva proprio perché il
loro impegno di cura equivale ad un doppio se non triplo lavoro.
Inoltre il riconoscimento
delle competenze specialistiche del caregiver familiare ha permesso,
all’estero, di snellire inutili e dispendiose pratiche
burocratiche, che, ricordiamo, non solo sono inefficaci ma spesso
favoriscono ed alimentano la corruzione (questo aspetto verrà
approfondito in futuro) mentre, invece, il supporto e l'incremento di
iniziative produttive dei familiari orientano alla ripresa e
miglioramento economico dell'intera collettività.
Insomma se la
PRODUTTIVITA' equivale a raggiungere più risultati usando meno
risorse e meno tempo, il caregiver familiare rappresenta,
nell'ambito del welfare socio sanitario di qualsiasi contesto e
nazione, la prioritaria soluzione.