L’Italia
rispetto al resto d’Europa è il paese che ha i più alti livelli di cura
familiare: infatti la delega assistenziale dello Stato alla famiglia è
addirittura recepita al livello legislativo, come per esempio nel art.433 del Codice Civile che
ha portato ripetutamente le amministrazioni a richiedere la compartecipazione
alla spesa dell’assistenza ai parenti prossimi.
Le
spese assistenziali ai cittadini fragili, invece, nel resto d’Europa sono
garantite indipendentemente dalle condizioni di supporto familiare e riguardano
un’assunzione di responsabilità pubblica e dello Stato.
In Germania, per
esempio, l’ordinamento costituzionale obbliga il legislatore e tutti gli organi
dell’Esecutivo a strutturare l’ordinamento giuridico in modo sociale e mirando
alla perequazione sociale: infatti è
soprattutto in Italia che le percentuali di anziani soli sono le più basse tra i paesi europei, proprio perché non
potendo contare su una rete di servizi sociali sono costretti a cercare un
supporto nei nuclei familiari.
Il
welfare europeo si può suddividere in tre aree ideologiche d’intervento: un modello
franco/tedesco di tipo assicurativo,
caratterizzato, però da un diritto allo stato sociale acquisito alla
nascita e, quindi, sganciato dal concetto di sicurezza sociale legato al lavoro
retribuito.
L’altro
modello
tipico dell’Europa continentale e meridionale, tra cui l’Italia, si basa
invece su assicurazioni sociali obbligatorie collegate alla condizione del
lavoratore. Per cui l’intervento sociale è finalizzato alla protezione
dell’impiego del capofamiglia, attraverso una serie di barriere ai
licenziamenti. Nel caso italiano, per esempio, la spesa per gli interventi
contro l’esclusione sociale non viene nemmeno registrata nelle statistiche
europee, e questo è indicativo dell’approccio fortemente residuale per cui i
servizi pubblici non vengono forniti indistintamente a tutti, ma solamente a
chi è povero di risorse, previo accertamento dello status di bisogno.
All’opposto è invece il il modello socialdemocratico-universalista
dei paesi scandinavi dove lo Stato stesso produce servizi, erogati a
tutti i cittadini indipendentemente dal reddito e che mirano alla riduzione delle
disuguaglianze e finalizzato alla protezione dei “diritti sociali”.
Questa
premessa è indispensabile per ottenere una corretta visione dei precisi
supporti erogati esplicitamente ai caregiver familiari perché appare evidente
come uno stato che assegna per il 90% la cura dei cittadini più fragili ai
nuclei familiari ed in particolar modo alle donne, non può poi ignorare
totalmente queste persone in quanto costrette a fuoriuscire o mai rientrate
nell’unico esigibile sistema di protezione sociale presente nel proprio
ordinamento giuridico.
Vedi anche:
- Family Caregiver in Francia
- Family Caregiver in Spagna
- Family Caregiver in Germania
- Family Caregiver in Grecia
- Family Caregiver in Romania
In merito a quanto da Voi pubblicato su “Il family caregiver in Europa”, desidereremmo inviarVi dei documenti e avremmo pertanto necessità di conoscere un Vostro indirizzo e-mail.
RispondiEliminaIn attesa di un riscontro inviamo cordiali saluti.
Francesco Santanera
/Fondazione promozione sociale
info@fondazionepromozionesociale.it
conosco bene la vostra associazione e vi ringraziamo per la collaborazione. :)
EliminaoGNI NOTIZIA MI SAREBBE INDISPENSABILE, GRAZIE
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