venerdì 26 ottobre 2012

Il riconoscimento di un ruolo

Il ruolo del family caregiver è riconosciuto in Italia?

Negli ultimi decenni in numerosi dossier istituzionali ed anche in alcune legislazioni nazionali e regionali si fa frequentemente cenno alla presenza dei familiari delle persone con disabilità.

Al di là della difformità di appellativi con cui vengono individuati il ruolo ricoperto dal family caregiver rimane assurdamente nebuloso e volutamente generalizzato.

Come se l’individuazione specifica della persona che si fa carico di questo ruolo rappresentasse il sovvertimento di un’intera impostazione ideologica che vede l’intervento sociale ancora improntato su assistenzialismo e politiche di controllo istituzionalizzanti.

A differenza di tutte le altre nazioni europee il familiare che assiste con continuità il proprio congiunto con disabilità grave non è in alcun modo assicurato.

La legge 493/99 , la cosiddetta "assicurazione delle casalinghe", prevede una tutela volontaria verso gli infortuni domestici, infortuni di cui il limite minimo indennizzabile è il 33%.

Appare evidente come  tale irrisoria copertura sia lontanissima dal supporto sanitario obbligatorio per i family caregiver previsto nel resto dell’Europa dove esiste una periodica vigilanza sanitaria, oltre che la copertura assicurativa delle malattie, comprese quelle patologie professionali che vengono riconosciute come condizioni usuranti in molti lavori perfino in Italia.

Ma c’è di più: quando la sopravvivenza di una persona con disabilità grave richiede necessariamente la presenza continua di un familiare perché nel territorio non vengono erogati o non esistono supporti adeguati a condizioni di alta intensità assistenziale, il family caregiver è costretto a rinunciare alla copertura contributiva che potrà permettergli, qualora sopravvivesse al proprio caro,  di accedere ad un dignitoso supporto pensionistico.

In altre nazioni l’azione contributiva non viene interrotta quando si è costretti a scegliere di assistere il proprio congiunto… senza contare che perfino in nazioni come la Spagna, economicamente più vicina all’Italia, è prevista un’adeguata retribuzione del family caregiver.

E’ per questo che si è deciso d’intraprendere un’azione legale collettiva per il riconoscimento giuridico della figura del caregiver in Italia, attraverso rivendicazioni di carattere economico-previdenziali.

L’azione legale verrà seguita da un prestigioso team di professionisti tra i quali il Prof. Paolo Cendon, creatore in Italia dell’istituto dell’Amministrazione di Sostegno, e dall’Avv. Marco Vorano, attualmente impegnato nei ricorsi rivolti al riconoscimento delle cure con cellule staminali.

La decisione di seguire le vie legali è sortita dall’evidente mancanza di volontà politica di rendere norma applicabile un provvedimento che si trascina nel Parlamento italiano da 18 anni e diverse legislature, quale proposta di legge con il più lungo iter parlamentare della nostra Repubblica, volta al prepensionamento dei caregiver, ai quali – con il sostegno di prove scientifiche inoppugnabili – è purtroppo riservata una sensibile riduzione delle aspettative di vita a causa dell’elevato stress al quale sono continuamente sottoposti.

La causa verrà promossa e sostenuta anche attraverso una serie di azioni ed eventi per sensibilizzare il mondo scientifico e l’opinione pubblica su una fascia di popolazione fino a questo momento trascurata pesantemente dai legislatori nonostante il fondamentale apporto – finora totalmente gratuito e disconosciuto - offerto da questi al settore sociale del Paese. 

Tra gli strumenti individuati è previsto un Convegno, in una sede istituzionale di altissimo livello e con relatori di prestigio internazionale - che analizzerà la figura del caregiver dal punto di vista giuridico, medico e sociologico - pubblicazioni volte alla diffusione di una cultura del rispetto nei confronti delle disabilità gravissime e questo blog, dedicato sia alla stessa azione legale che ai contatti tra ricorrenti e sostenitori dell’azione legale.

Tutti coloro che si riconoscono nella figura del caregiver potranno prendere contatto con il Coordinamento Nazionale Famiglie di Disabili Gravi e Gravissimi per partecipare attivamente al ricorso legale, tramite il Gruppo  Facebook o la mail ricorso@famigliedisabili.org

5 commenti:

  1. HO UNA RAGAZZA DISABILE, SONO VEDOVA SENZA PENSIONE,VORREI CHIARIMENTI COSA VUOL SIGNIFICARE CAREGIVER,NON SONO A CONOSCENZA DI CIO',NON SONO PIU' GIOVANE HO 60 ANNI E LEI NECESSITA' ASSISTENZA, PER LA SUA DISABILITA',NON RIUSCENDO A SVOLGERE GLI ATTI QUOTIDIANI,RICONOSCIUTA DALLA COMMISSIONE LA LEGGE 18 ,LA LEGGE 118,E ULTIMAMENTE LA 104,ESSA VIVE CON SOSTEGNO DI TUTORI DAI PIEDI ALLE GAMBE E PROTESI INTERNA LUNGO LA SPINA DORSALE, VI E' UNA ASSOCIAZIONE CHE CI PUO' FAR CONOSCERE I DIRITTI A RIGUARDO CIO'? E PROTEGERCI DA QUELLE PERSONE CHE SONO AL SERVIZIO COMUNALE X UMILIARCI E FARCI SOFFRIRE? ( parlo del comune in cui risiedo ERICE- SICILIA).VI RINGRAZIO E ATTENDO VOSTRE NOTIZIE MI CHIAMO ANTONINA CIAO

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    1. Ciao Antonina, questo blog e soprattutto questa battaglia giuridica per il riconoscimento del familiare caregiver è nata proprio per la tua situazione che è comune a molte altre in italia. Manda la tua adesione alla mail info@famigliedisabili.org perché non solo i tribunali ma soprattutto il mondo politico possa rendersi conto di quante persone svolgono quotidianamente un lavoro di cura in sostituzione dei doveri dello stato senza essere in alcun modo tutelate. Abbiamo il diritto ad accedere ad una pensione dignitosa, abbiamo il diritto di avere una tutela sanitaria che prevenga e supporti tutte quelle patologie da lavoro sfibrante ed usurante che acquisiamo mentre ci occupiamo dei nostri figli. Abbiamo diritto che il nostro lavoro sia riconosciuto e rispettato perchè ha lo stesso valore del lavoro di tutti i professionisti che operano nel campo della disabilità.

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  2. Ciao Antonina purtroppo la sicilia ,che amo anche perché mia moglie è siciliana, è una delle regioni più penalizzate per i disabili si mangiano tutto in regione fino a poco tempo fa io con la patologia di mia figlia se avessi resieduto in sicilia avrei potuto andare in pensione a 50 anni mentre per i casi come il suo non lasciano quasi niente ma non si lasci intimorire dai mesi comunali e chiami i carabinieri se si dovesse sentire umiliata, la saluto calorosamente e non molli mai

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  3. io ho un bambino di sette anni con sindrome di down posso fare questo ricorso?

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  4. Sono il padre di una ragazza (16enne) con grave disabilità, sindrome C.de L.., ho 55 anni, coltivatore diretto. Vorrei gentilmente sapere se spettano anche a noi piccoli lavoratori autonomi "opportunità-diritti". Ormai non si riesce più a seguire con regolarità l'attività, orari e tempi sono sempre più condizionati dalle necessita della nostra ragazzina , giustamente e lei al primissimo posto. Naturalmente, se c'è qualcosa che possa in un certo senso dare sollievo a tale situazione ben venga. Affidare ad altre persone, anche se solo in minima parte, servigi alla piccola è di fatto impossibile quindi. Grazie per l'attenzione.
    Maurizio L.

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